Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/382

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886 LIBRO raccogiiesi da esse, eli’ egli era figliuolo di un «cotal Simeone, dicendosi in una caria del i3o4 Magistro Castellano jìlio Domini Simeonis, e clic questi era già morto Tanno 1314, poiché in una carta di quest’anno Castellano è detto Casti llanus Doctor Grammaticae qu. D. Simeonis. Nè egli occupavasi solo nel tenere scuola di gramatica, ma era ancora adoperato ne’ pubblici affari poichè in più carte, dal 1305 fino al 1319, vedesi Castellano intervenire al Consiglio, ed aver parte nelle pubbliche determinazioni. Anzi il veggiamo ancora onorato del titolo di notajo in più carte, ed in una singolarmente del 1317: Ego Magister Castellanus qu. Domini Simeonis, qui moror in Baxano in quarterio Sancte Crucis et in contrata putei, sacri Palatii not., ec. Da queste certe notizie si rende troppo evidente eli’ ei non potè essere arciprete della sua patria, e vivere sino al 1392. Non si sa precisamente quando ne accadesse la morte. Ma non v’ ha chi non vegga doversi rigettar tra le favole, ciò che il Chiuppani afferma (Stor. di Bass. p. 119) 5 aver lui vissuto cenlosessantasei anni: errore in cui questo storico è stato tratto, a mio credere, da un passo del Sansovino, non bene inteso. Questi, scrivendo di Castellano, dice (Venezia p. 500) che visse cento sessanta sei anni dopo Federigo Imperadore; ove ognun vede non fissarsi già la durata della vita di Castellano, ma la distanza di tempo che passò tra lui e l’imperador Federigo. Il Papadopoli (Histor. Gymn. patav.t.2 p. 155, ec.), citando altri recenti scrittori padovani , afferma che quanto egli era malconcio