Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/395

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TERZO 8yj) conceduto a Zanobi, risvegliò lo sdegno e la gelosia d’alcuni a cui pareva eh1 ei non ne fosse abbastanza degno. Francesco Priore de’ santi Apostoli, in una sua lettera inedita al Petrarca, citata dall’ab. de Sade (ib. p. /\o8)} ne parla con molto risentimento, e chiama Zanobi uomo che imbrattava il fonte d’Elicona, e dice che la coronazione di lui avea fatto oltraggio non al Petrarca soltanto , ma a tutto il mondo. Pare che anche il Petrarca ne fosse alquanto geloso, e certo ei non potè veder senza sdegno, come dice egli stesso, che un Tedesco volesse giudicar dell’ingegno di un Italiano, de nostris ingeniis, mirum dictu, ^ judex censorque germanicus ferre sententiam non expavit (pref. ad Invect. in Medic.). Ei nondimeno non cessò dall1 amare Zanobi; e eli1 ei lo avesse ancora in concetto di valoroso poeta, ne è testimonio una lettera ch’egli scrisse, quando udì che esso, per opera dell’Acciajuoli, era stato eletto l’an 1359 alla carica di segretario apostolico , la qual lettera è stata inserita nelle sue Memorie dall’ab. de Sade (l. cit p. 499): Ho udito con piacere, dice egli, che Zanobi abbia ottenuto un tal impiego: io l’amo, e son sic uro di essere da lui amato. Fra tanti nemici di Dio e degli uomini, avremo almeno un amico. Ma mi spiace che le Muse perdano un uomo di tale ingegno, perciocchè egli è lo stesso che perderlo, il farne parte a coloro che di lui si varranno, benchè nol meritino. Me ne spiace anche per conto di lui medesimo. Accettando questo impiego, egli ha avuto più riguardo alla sua borsa che alla sua riputazione, alla sua vita} al suo riposo. JVon ò