Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/466

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gjo LIBRO è che tedeschi ne fossero almeno in gran parte gli architetti. Ma questo dotto scrittore, colt esame delle più autentiche memorie, ha dimostrato ch’essi furono per lo più italiani; che il primo fu un cotal Marco da Campione, terra posta fra i laghi di Como e di Lugano; che solo nel luglio del 1388 fu chiamato un cotal Niccolò de’ Buonaventuri natio di Parigi; ma che così egli, come tutti gli altri ingegneri stranieri che nel corso dì questo secolo furono in quella fabbrica adoperati, vi ebbero corta durata, e fra non molto vennero congedati. Questo tratto di storia è degnissimo a esser letto per le belle e finora sconosciute notizie che ci somministra di molti architetti , scultori e pittori, sì italiani come stranieri, che in quella fabbrica furono adoperati. Ma a me basta qui P accennarlo, per non dilungarmi oltre il dovere. Lo stesso Gian Galeazzo, seguendo P esempio di Giovanni Visconti che fondata avea una Certosa presso la terra di Garegnano non lungi dalla città di Milano, un’altra con assai maggiore magnificenza ne fondò presso Pavia (ib. p. 585, 599). Di lui ancora racconta il Borsieri (Suppl alla Nobiltà di MiL c. 16), belle notizie intorno alla fabbrica di questo celebre Duomo si posson vedere nella Nuova Guida di Milano, ove si osserva, fra le altre cose (p. 415,ec.), che comunque la fabbrica ne fosse cominciata soltanto all’anno indicato , par nondimeno che il disegno ne fosse di molti anni più antico, e che è verisimile che que* che si nominano come ingegneri e architetti di essa, soprantendessero bensì al lavoro, ma nou fusser gli autori del mentovato disegno.