Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/112

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96. LIBRO per comprendere quanto tutti si lusingassero eli’ ei fosse per ricondurre i lieti secoli d’Atene e di Roma. E Niccolò non sol corrispose a cotali speranze, ma si può dire ancora che le superò.

XXIX. Un solo sguardo che noi diamo alla corte di Niccolò, ce la rappresenta piena de’ più dotti uomini che allor vivessero, i più de’ quali avranno in questa Storia distinta menzione. Poggio Fiorentino , Giorgio da Trabisonda , Biondo Flavio, Leonardo Bruni, Antonio Loschi , Bartolomeo da Monte Pulciano , Cincio Romano, Giovanni Tortelli, Giannozzo Manetti, Niccolò Perotti, Francesco Filelfo, Lorenzo Valla, Gregorio da Città di Castello, Pier Candido Decembrio , Teodoro Gaza , Giovanni Aurispa, e più altri, tutti furono da Niccolò onorevolmente accolti, ed altri sollevati ad onorevoli cariche, altri largamente ricompensati delle loro fatiche (a). Allora fu che tanti scrittori greci si videro trasportati in lingua latina ad istanza di questo immortale pontefice. La Storia di Diodoro Siculo, la Ciropedia di Senofonte, le Storie di Polibio, di Tucidide, d’Erodoto, d’Appiano Alessandrino, l’Iliade (a) Agli uomini dotti che alla corte di Niccolò V si / videro sommamente onorati, deesi aggiungere Cristoforo Garatone (da Trevigi segretario di Eugenio IV , vescovo di Coron nel Pelnponncso, e amministratore del patriarcato di Gerusalemme , uomo dottissimo singolarmente nel greco , e molto perciò adoperato da Niccolò. A lui si dovettero i libri di Diodoro Siculo, che seco portò in Italia tornando di Grecia (V. Marini degli Archiatri pontif, t. 1 , p. 153 , cc.).