Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/181

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primo 165 Vaticana. Pomponio Leto continua per più anni a tenere scuola in Roma con sommo credito. Uomini rei di fellonia o di empietà sarebbono essi stati trattati per tal maniera? Nè io voglio creder perciò, che Paolo si lasciasse trasportar contra essi dall1 odio contro le belle lettere, come il Platina seguito da altri afferma. Abbiam già recate nel precedente capo le pruove della munificenza con cui egli favorì e promosse gli studj anche dell’amena letteratura; nè possiam sospettare eli’ egli volesse punire in essi uno studio che approvava in altrui. Convien dunque dire eli’ egli credesseli veramente rei de’ delitti loro appost15 e le apparenze di fatto eran tali, che potean render la cosa non improbabile. Egli avea irritati non pochi colla soppression del collegio degli Abbreviatori, tra’ quali era il Platina, e forse ancora altri accademici. Il Platina avea fatte, come si è detto nel capo secondo, in quell’occasione minacce alquanto sediziose. In tai circostanze una congiura, di cui Paolo vien ragguagliato, potea sembrar verisimile) e la fuga di molti accademici al cominciar del processo pareva vieppiù confermarla. L’entusiasmo dei medesimi accademici per tutto ciò che sapeva d’antichità, le formole gentilesche da essi usate per richiamare l1 antica eleganza, i nomi profani da loro introdotti, e forse ancora i non troppo onesti costumi di alcuni di essi, potean dai e qualche non vano sospetto d1 irreligione. Qual maraviglia dunque se Paolo alle prime accuse credesse tosto, e facesse chiudere in carcere