Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/188

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irj2 LIBRO dì Mil. l. 7), con tutte le sue forze ricercava di onorare la sua gentile Accademia. Peri le he impetrato Lodovico Sforza Principe glorioso et illustrissimo a suoi stipendii, e quasi insino dalle ultime parti di Europa haveva conducto homini excellentissimi. Quivi nel greco era la doctrina, quivi i versi e la latina prosa risplendevano , quivi del rimitare erano le Muse, quivi nel sculpire erano i Maestri, quivi nel dipingere li primi da longinque regioni erano concorsi... tanto numero de homini singulari ivi con grande liberali tade erano conducti, ec. Le quali parole ci indicano, s’io non erro, un’adunanza di dotti uomini in ogni genere di letteratura e di altri raccolta nella corte di Lodovico. Capo IV. Scoprimento di libri, introduzion della stampa , biblioteche.

I. Non v’ ha forse, nella storia del secolo xv, cosa sì gloriosa all1 Italia, quanto l’universale entusiasmo che in essa si accese tra gli eruditi nel ricercare e nel disotterrar da ogni parte gli antichi codici greci e latini. Il gran Petrarca , il Boccaccio, il Salutato ed altri ne aveano nello scorso secolo dato l’esempio. Ma in questo si andò tant’oltre, che lo scoprimento di un libro per poco non si rimirò come la conquista di un regno. I viaggi a tal fine intrapresi, i tesori a gara profusi, le liti e le inimicizie