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II. Il primo e il più famoso tra essi fu Ciriaco d’Ancona, uomo in cui l’amore della antichità giunse fino al trasporto, e diede occasione ad alcuni di farsene beffe, come vedremo. Molti hanno scritto di lui, e più diligentemente di tutti F ab. Mehus nella prefazione premessa all’Itinerario dello stesso Ciriaco, da lui pubblicato in Firenze l’anno 1742» e il co- Mazzucchelli (Scritti ital. ti 1 , par. 2, p. 682, ec.). Essi però non ci danno di questo instancabile viaggiatore una tal idea che corrisponda alla fama da lui ottenuta, e non distinguono abbastanza l’epoche de’ diversi viaggi da lui intrapresi. E veramente dai monumenti che essi hanno veduti, non si poteva a ciò raccogliere bastevol lume. Questi sono in primo luogo il suddetto Itinerario, nel quale Ciriaco racconta in breve alcuni suoi viaggi. Ma il codice che l’ab. Mehus ne ha pubblicato, è guasto e disordinato per modo, cbe f come vedremo, confonde insieme ogni cosa invece di rischiararla. Sono in secondo luogo i frammenti delle antichità da lui esaminati e raccolti nel suo viaggio d’Oriente, i quali dal Cardinal Barberini furon fatti pubblicare a Roma l’anno 1664, per opera del suo bibliotecario Carlo Moroni. Ma questi frammenti ancora , benchè ci dieno molte notizie per le sue ed altrui lettere che Ciriaco vi ha a quando a quando inserite, son nondimeno in più luoghi disposti fuor d’ordine, di che vedrem fra poco le pruove. Finalmente altri frammenti delle antichità da Ciriaco vedute e raccolte ne’ suoi viaggi d’Italia, i quali sono stati dati alla luce in Pesaro nel 1764