Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/285

Da Wikisource.

PRIMO 269 sempre più di viaggiare, essendogli offerta la favorevole occasione di un suo parente, detto Cincio de’ Pizzecolli, che andava con una sua nave in Egitto, si unì con lui, prendendo l’impiego di secondo scrittore nella medesima nave. Giunto con essa in Alessandria, e vedute nel viaggio le isole di Rodi, di Cipro, ed altri paesi dell’Asia e dell’Europa, tornò in Italia, e approdò a Gaeta, ove scaricata la nave, e venuto a Castellamare, prese un nuovo carico di castagne e di noci avellane (che questa merce soltanto si nomina dallo Scalamonti), e rivolse di nuovo le vele verso l’Egitto. Balzato da una tempesta al porto di Trapani, vide parte della Sicilia, e poscia rimessosi in mare, e arrivato in Alessandria, tornossene finalmente dopo sei mesi d’assenza alla paterna sua casa. Ivi egli ebbe occasione ancora di dar pruova di valore nell’armi j perciocché, assalita improvvisamente di notte tempo, a’ 7 di ottobre, Ancona dall’armi di Galeazzo Malatesta, ei combattè insieme con più altri cittadini per respingere, come venne lor fatto, il nimico. Di questo assalto parla a lungo il Saracini storico d’Ancona (Notizie istor. par. 2, l. 10), che prima lo fissa al 1412, poscia all’anno seguente, se pure non dee ancor differirsi, come mi par più probabile, al 14 *4- Aggi tigne lo Scalamonti, che Ciriaco descrisse questo fatto d’armi in versi italiani, nel quale studio dice ch’egli erasi esercitato al tempo in cui attendeva al traffico, leggendo, nell’ore che gli rimanevano libere, le poesie di Dante, del Petrarca e del Boccaccio. E a questa occasione ei riporta alcuni