Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/312

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D.gCl LIBRO Ciriaco non era abbastanza cauto nel discernere il vero dal falso , e che talvolta ebbe in conto di gemma ciò che non era che un fragil pezzo di vetro. Nè poteva allora avvenire altrimenti, mentre erano ancor sì scarsi i lumi e gli ajuti a questo studio necessarj. Ma eli’ ei fosse un impostore, e che a bella posta fingesse iscrizioni , come può mai provarsi? Qual fine poteva egli in ciò avere? Qual gloria venivagli dal frammischiare ai monumenti veri e legittimi i falsi e supposti? Se Ciriaco avesse avuta qualche contesa con altri, o se si fosse preso di mira di provar qualche sua opinione, si potrebbe intendere per qual ragione avesse egli voluto usar di tal frode..Ma ei non è che un semplice viaggiatore che riferisce ciò che ha veduto. Nè si può dire di lui ciò che agli altri viaggiatori si oppone, cioè che spesso ingrandiscono, o fingono a capriccio tai cose che non han mai rimirate. Essi voglion con ciò dilettare chi legge, e procurare più pronto esito al loro libro. Ma qual maggior diletto potea recare Ciriaco, e quindi qual poteva sperar vantaggio, se fra molte vere iscrizioni ne avesse frapposte alcune false? Io non veggo in somma qual motivo ei potesse avere di fingere, e credo perciò, che si possa con sicurezza affermare eh1 ei s’ingannò bensì molte volte , che si fidò forse troppo alle altrui relazioni, che fu spesso poco felice nell’intendere e nel copiare i monumenti; ma ch’ei fu uomo di buona fede, che scrisse sinceramente ciò di’ egli credeva vero, e che non perdonò a diligenza per accertare, come meglio poteva , ogni cosa.