Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/40

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LIBRO Capo II. Favore e munificenza de’ principi verso le lettere. , I. Dacché le scienze e le belle arti avean cominciato ad uscire dallo squallore fra cui eran per tanto tempo giaciute, e a risorgere all’antica lor dignità, avean sempre trovati in Italia splendidi protettori che col favore, cogli onori, co’ premi le fomentavano, e ne rendeva n dolce lo studio a’ loro coltivatori. I due secoli precedenti n’ebber gran copia, e noi abbiam mostrato a suo luogo, di quanto sien lor debitrici le lettere. Ma tutte le cose dette in addietro, poste a paragone di quelle che or ci si offrono , vengon meno al confronto. 0\ inique volgiamo il guardo nella storia di questo secolo, si fanno innanzi principi e signori, i quali non ad altro fine sembravano sollevati ad alto grado d’onore, che per promuover gli studj, e per animare con ogni sorta di ricompensa a sempre nuove fatiche gli uomini dotti. I Visconti, gli Sforzeschi, gli Estensi, i Medici , i re di Napoli, i marchesi di Mantova e di Monferrato, i duchi d’Urbino ed altri signori di altre città italiane, i romani pontefici, i cardinali, e fra i privati ancora i generali d’armata, i magistrati, i ministri, tutti gareggiavan fra loro nelf onorare coloro che si rendevan celebri pel loro sapere, nell’allettargli alle lor corti, nel profondere sopra essi i lor tesori. Le guerre e le turbolenze, fra cui erano involti, non gli occupavan per modo, che fra