Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/535

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SECONDO 5 II) dovette l1 esser trascelto tra’ più valorosi teologi che doveano intervenire al concilio di Ferrara per la riunione delle due Chiese. In quella adunanza sostenne Giorgio osti natamente le opinioni de’ Greci, e fu ben lungi dall' imitare la docilità del suo scolaro Bessarione che si arrendette tosto che si vide convinto. L’Oudin e il Bruckero dicono ch’egli poscia, costretto a rifugiarsi in Italia , cambiò parere, e scrisse a favor de’ Latini. Ma nè io trovo eh1 egli, tornato dopo il concilio in Grecia (ove egli erasi restituito, come ci mostra una lettera del Filelfo (l. 5, ep. 7), fin dall’anno 1441) * rimettesse più il piede in Italia, nè veggo qual pruova si possa addurre di cotal cambiamento’ , perciocchè Manuello Malasso, che da essi si dice aver perciò scritto contro Pletone, non lo accusa già di aver abbracciata l’opinion de’ Latini, ma di avere mal difesa quella de’ Greci, valendosi di argomenti tratti non già dalla teologia, ma dalla filosofia de’ Gentili. Ma lasciamo stare gli scritti teologici e di qualunque altro genere di questo scrittore, che nulla a noi appartengono , e veggiam solo ciò di’ egli fece a favore della filosofia. Già abbiamo osservato nel parlare di Cosimo de’ Medici, che da Gemisto, venuto a Firenze pel trasporto del mentovato concilio, ei ricevette i primi stimoli a coltivare la filosofia di Platone, donde poi nacque quella famosa accademia da noi già mentovata, e di cui parleremo fra poco di nuovo. Ad eccitarne maggiormente lo studio, Pletone scrisse in greco un trattato della differenza tra la filosofia aristotelica e la platonica, il qual però non fu