Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/79

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l’RIMO G3 inonsig. Mansi (Baluzzi. Miscell t. 1, ed. Lucens.), in cui si narra che questi chiamato per confessare Lorenzo, avendogli intimato che era strettamente tenuto a rimettere nell’antica sua libertà Firenze, e avendo Lorenzo all1 udir lai parole volte le spalle al Savonarola, questi se ne partì senza assolverlo, talchè Lorenzo morì privo de’ sagramenti. Relazione convinta di falsità da questa lettera del Poliziano, da cui veggiamo che Lorenzo avea già ricevuto il Viatico, prima che a lui ne andasse il Savonarola, e che inoltre si smentisce da se medesima, come ognuno, attentamente esaminandola, potrà vedere, senza ch’io mi trattenga a disputare di cosa che non appartiene a quest’opera.

XVI. Passa dappoi il Poliziano a mostrare quanto ragionevolmente sperar si dovesse che il danno cagionato dalla morte di Lorenzo fosse ben compensato da’ tre figliuoli da lui lasciati, Pietro, Giovanni e Giuliano; e di Pietro singolarmente, che era allor suo scolaro, fa grandissimi elogi. Ma questi lieti presagi mal si avverarono; perciocchè Pietro due anni appresso esiliato da Firenze, condusse sempre vita raminga , come si è detto, e finì pochi anni appresso una vita infelice con una non meno infelice morte. Giuliano, il terzo de’ tre fratelli, a cui sembrava più favorevole la fortuna, fu egli pure rapito in età giovanile da immatura morte l’anno 1516. E le speranze del Poliziano non si compierono che in Giovanni, che era già cardinale, e che fu poscia pontefice col nome di Leone VIII, il quale diede ben a vedere quanto a ragione avesse quell’uomo dotto scritto