Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/153

Da Wikisource.

SECONDO ’Jifj Leggi, e ne acquistò tal perizia, che ritornato a Napoli fu dal re Alfonso dichiarato suo consigliere, e maestro di Ferdinando suo figliuolo, E allor quando Alfonso partendo da Napoli per la guerra di Toscana commise a Ferdinando l’amministrazione del regno, Paride fu da questo eletto a suo auditor generale. Morto poi il re Alfonso, e succedutogli Ferdinando, nuovi onori ricevette Paride da questo re stato già suo discepolo, il quale fra le altre cose dichiarollo inquisitor generale di tutto il regno. Così continuò a vivere in Napoli con sommo onore, consultato ancora da’ più lontani paesi, singolarmente intorno alle questioni appartenenti al duello, nella qual materia era Paride versatissimo , e la illustrò con un suo libro. Era egli uomo più erudito, che non solevano comunemente i giureconsulti di quell’età, e nelle sue opere ne diede pruova valendosi della sacra Scrittura, de’ SS. Padri, degli storici e de’ filosofi antichi, e mostrandosi ancora, ciò che per altro poco importava, perito d’astrologia. Delle dette opere ci ha dato il catalogo il sopraccitato Giannone, fra le quali quella de Syndacatu dal Panciroli vien detta ammirabile, benchè sia scritta senza ordine. Il Fabricio ha dimenticato interamente questo celebre giureconsulto. Egli morì in Napoli nel 14i)3 in età di oltre a 80 anni, e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino. A Paride aggiugne il Panciroli altri della stessa famiglia del Pozzo (c. 107), che secondo lui eran tutti oriondi dalla città d Alessandria, ove questa nobil famiglia fiorisce ancora, ma erano stati dalle guerre civili