Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/174

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8 » 6 LI 1)110 stampò in Venezia la sua Fenice, e perciò nel passo da noi già recato dice fra le altre cose: Omnes lectiones meas Juris Canonici sine libro (quotidie lego. E pare eh1 egli ivi fosse ancora assessore del podestà; perciocchè altrove parlando di una lite ivi trattata, dice: Fgo aule ni, qui cum Praetore ipso sedebam in loco publico (Allegat. in mater. consuetud. p. 520, ed. Colon, if(jy); e poco appresso: Coram quodam judice in palatio Paduae contendebatur inter duos de hoc casu, me superveniente (ib. p. 524)Ma quando vi si recò? 11 Facciolati afferm i {Fasti Gjnnn. pat. pars 2, p. 54) che ciò avvenne nel i 4t4 e che gli furono assegnati 80 ducati di stipendio. Aggiugne che in un decreto del senato del 1484 se ne loda la maravigliosa memoria, per cui diceche ora egli è appellato Pietro della Memoria, or Francesco dalla Memoria, e che in esso se gli accresce lo stipendio fino a 150 ducati; che quattro anni appresso, standosi egli nascosto per timore de’ suoi creditori, a soddisfare a’ quali non bastava la sua memoria, furono essi pagati coll’anticipargli lo stipendio dell’anno seguente; e che nel 1492? a cagione de’ molti figli che avea, gli furono annualmente accresciuti altri 50 ducati. Ma giova il credere che di tutto ciò abbia il Facciolati avuti alle mani gli autentici documenti. Io dubito però, che in vece del 1474? si debba scrivere il 14^4 j Per' ciocché il Facciolati dice che Pietro venne a Padova dalla università di Pisa, e Pietro non andò a Pisa che nel 1477 c0l,ie 81 0 detto. Ma anche in questa maniera rimane a sciogliere