Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/240

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882 LIBRO e ne) seguente ebbe il governo di Piombino. Poscia dal 1407 fino al 1410 fu adoperato da’ Fiorentini in molte ambasciate, e singolarmente nel dare gli opportuni provvedimenti pel sinodo tenuto in Pisa l’anno 1409 Sei anni appresso, cioè nel 141 ^ b* ambasciatore a Jacopo conte de la Marche creato re di Napoli, e nell’anno 1417 fu tra gb uffizi ali cLe soprastavano allo Studio fiorentino. Nel 1425 fu inviato a’ Veneziani per determinarli a collegarsi co’ Fiorentini contro Filippo Maria Visconti; del che, oltre più altri scrittori, ci ha lasciata memoria nelle sue Vite dei Dogi veneti Marino Sanudo. Agli 11 (d’Aprile (del detto anno) giunse in questa Terra un Oratore della Comunità di Firenze chiamato Messer Lorenzo dei Ridolfi, che era uno della Baili a di Firenze, supplicando alla Signoria soccorso, se non che vedrebbe la disfazione di Firenze e di tutto il suo stato , e con molte umili e belle parole (Script. rer. ital. vol. 22, p. 979)) e ottenne in fatti ciò eli’ ci bramava. L’ultima menzione che di lui si ritrova, è al 1439, in cui il veggiamo di nuovo tra i dieci di Balia *, nè sappiam poi s’egli ancor vivesse più oltre. Il sapere ed il senno di cui egli era adorno, il renderon sì illustre, che quel Vespasiano fiorentino da noi nominato altre volte, il quale scrisse le Vite degli uomini all’età sua più famosi, a lui ancora diè luogo tra essi, come afferma l’ab. Mehus, il quale due particolarità ne accenna; cioè ch’ei fu devotissimo di S. Girolamo , di cui raccolse perciò, colla maggior diligenza che gli fu possibile, tutte le Pistole,