Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/242

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884. LIBRO più a lungo il Mongitore (Bill, siculo., t. a, p. 98, ec.), il quale però più si trattiene nel ricercarne la patria, che nell’esaminarne la vita. Catania e Palermo contendon tra loro pel vanto di averlo dato alla luce. Il Mongitore si tien per Palermo; ma parmi, a dir vero, ch’ei si faccia a sostenere una causa troppo rovinosa. Basta il dire che in confronto di molti passi, in cui Niccolò dice di esser nato in Catania, e chiama questa la sua città, ei non può produrre che autori recenti, i quali affermano, senza recarne pruova, ch’ei fu palermitano. E per recarne pur qualche antico, nomina Antonio Panormita, come se egli ne facesse indubitabile testimonianza. Ma le parole ch’egli ci mette innanzi, il pruovan bensì arcivescovo, ma non natio di Palermo: Nicolaus Siculus Archiepiscopus Panormitanus. Da alcuni passi delle opere del medesimo Niccolò pruovano i due suddetti scrittori ch’egli in età di 14 anni prese in Catania l’abito monastico di S. Benedetto; che inviato per gli studj a Bologna, ivi ebbe a suoi maestri due de’ più celebri canonisti che allora vivessero, cioè Antonio da Budrio e Francesco Zabarella, che poi fu cardinale; che ivi ottenne tal fama, che fu trascelto insieme con altri dottori a esaminare i privilegi di quella università; e che prese poscia egli stesso a tenere scuola di canoni. Ma nel fissare l’epoca delle cattedre da lui occupate non sono questi scrittori troppo coerenti a’ lor medesimi detti. Lasciamo stare quella che il Mongitore solo gli assegna, nella città di Catania , di cui non veggo qual pruova si arrechi