Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/248

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8,90 LIBRO VJL Ma checchessia de’ costumi di questo celebre canonista , non gli si può negare la lode di essere stato uno dei più dotti uomini del suo tempo. Enea Silvio afferma (l. cit. p. 5) ch’egli nel consiglio di Basilea era superiore a tutti in sapere, e dotato di sommo ingegno e di vastissima erudizione (ib. p. 26). E similmente Bartolommeo Fazio lo dice l’uomo fuor d’ogni controversia il più dotto di quella età nel Diritto canonico (De Viris ill p. 43). Quindi ebbe il titolo consueto a que’ tempi di monarca dell’ecclesiastica giurisprudenza, e fu in essa rimirato, come Bartolo nella civile, quasi un oracolo. Molte pruove del suo sapere ci ha egli lasciato ne’ molti tomi di Comenti su tutti i libri del Diritto canonico, ne’ molti Consulti, e in più altri trattati che se ne hanno alle stampe, e ne’ quali lodasi singolarmente l’ordine e la chiarezza con cui tratta delle proposte materie. Egli scrisse ancora un trattato in favor del concilio di Basilea, il quale trovasi perciò registrato nell’Indice de’ libri proibiti. La fama di cui godeva l’arcivescovo di Palermo, fece credere necessaria la confutazione di ciò ch’egli avea scritto per difender quel sinodo; e perciò Pietro dal Monte vescovo di Brescia , e canonista egli pure famoso di questi tempi, di cui diremo più sotto, scrisse contro Niccolò un trattato che conservasi manoscritto nella biblioteca Barberini di Roma , e che accennasi dal P. degli Agostini (Scritt. venez. t. 1 , p. 36g).

VII. Molti altri canonisti annovera il Panciroli ne’ due capi seguenti (c. 33, 34), de’