Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/254

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8yf5 i.ibiio di amici. Lungi dall’esser nemico di alcuno, tutto era intento.a custodire i pupilli, a consolare gli infermi, a soccorrere a’ poveri, a sovvenire alle vedove, ad ajutar tutti ne’ loro bisogni. Costante nell’avversa fortuna, modesto fra le prosperità, pieno di avvedimento non per nuocere ad alcuno, ma per difendersi da-’ gli altrui inganni, rendevasi caro ed amabile a’ cittadini non meno che agli stranieri, nè vi era chi potesse di lui dolersi. Tutto ciò Enea Silvio, il quale così scrivea, mentre era ancor vivo Mariano. Egli innoltre dedicò a Mariano la Storia de’ due amanti, che abbiamo ancor tra le opere da lui composte in età giovanile. E quando i Sanesi, poichè ei fu fatto pontefice col nome di Pio li, gli inviarono a complimentarlo lo stesso Mariano, egli il ricevette con sommo onore, e dichiarollo avvocato concistoriale. Il cardinale degli Ammanati avea pur molta stima e amor per Mariano, come raccogliesi da una lettera che gli scrisse (Jacob. Pap. ep. 7). Ei morì in Siena l’ultimo di settembre del 1467, e ne fu pianta del pari che onorata la morte, come a un tant’uomo si conveniva. Le opere ch’ei ci ha lasciate, e di cui si hanno diverse edizio:*, sono Consulti, comenti su’ libri del Diritto canonico, e alcuni particolari trattati di somigliante argomento. Intorno alle quali opere scrivendo Enea Silvio allo stesso Mariano, si duole di lui che troppo abbia scritto, empiendo de’ suoi comenti sulle Decretali fino a 2.4 volumi, e lo avverte che, poichè egli è insieme oratore, poeta e giureconsulto, sfugga la soverchia prolissità, che dei legali suol esser propria.