Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/257

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SECONDO Sqy riguardo alcuno al suo privato interesse. In queste lodi io non dubito punto che molto non v’abbia d’esagerazione, perciocchè parmi che in tutto il decorso di questa Orazione si cerchi dall’oratore più il meraviglioso che il vero. Nondimeno gli onorevoli impieghi che furono affidati al Ilo a e Hi, ci provuan senz’altro ch’ei fu certamente avuto in conto di uno de’ migliori giureconsulti che allor vivessero.

XI. Negli Elogi degli illustri Toscani, tra’ quali si ha ancora quel del Roselli (Li), si afferma che l’anno 1384 vicario del duca di Milano in Gubbio, e che l’anno 1416 fu podestà in Assisi. Ma quanto alla prima carica, oltrechè allora Milano non avea duca, come è possibile che un uomo morto nel 1466, e di cui non si dice che avesse vita straordinariamente lunga, fosse ottantadiie anni prima vicario nella detta città? Nulla in fatti si ha di ciò nella citata Orazion funebre; e nulla pur vi si dice della carica di podestà avuta in Assisi, la quale però non è ugualmente improbabile. Ciò che abbiam detto parlando dello Studio sanese (l. 1, c. 3, n. 8), ci prova che il Roselli fu ivi professore per qualche tempo tra’i 14^5 e 1 143o, benché di ciò parimente non parlisi nella detta Orazione. Il Barozzi dice soltanto che Martino V, conosciuto per fama il saper del Roselli, chiamollo a Roma, ove egli presto ottenne il vanto del primo giureconsulto che a que’ tempi vivesse. Avea allor Ladislao re di Polonia una contesa coll’imperador Sigismondo, cioè, com’io congetturo, pel ducato di Lituania, di cui questi volea