Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/270

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LIBRO di que’ tempi da noi allora citato, sembra troppo autorevole per dubitarne. Il Sandeo ebbe in Roma frequenti occasioni di dar prove del suo sapere all’occasioni delle cause di gran momento, che nella curia romana furon trattate a’ tempi di Innocenzo VIII e di Alessandro VI, a’ quali due pontefici perciò fu carissimo. Dal secondo di essi ei fu eletto l’anno 14i)5 vescovo di Penna e di Adria; e nello stesso anno coadiutore di Niccolò da Sandonnino vescovo di Lucca col diritto di succedergli, quando morisse. Ma dappoichè ciò avvenne nel 1499 ei si vide contrastato il possesso di quella chiesa dal Cardinal Giuliano della Rovere, il quale avea da Alessandro VI ottenuto di esserne amministratore. Giunse finalmente l’anno 1501 a quella sede, ma non la tenne che per due anni, essendo morto nell’ottobre del 15o3 (*).

XVII. Il Panciroli facendo il carattere del Sandeo, e citando il sentimento di altri giureconsulti , dice eh’ei fu uomo in cui la fatica c 10 studio fu maggior dell’ingegno; che occupossi singolarmente in raccogliere e in esaminare le altrui opinioni; e che tenendo di con(*) Della stima in cui Ercole I duca di Ferrara avea il Sandeo, e dell’affetto con cui rimiravalo. son prova due lettere che si conservano in questo ducale archivio , da quel principe scritte, una allo stesso Felino a’ 5 di febbraio del (494 * ’n cn* si congratula con esso lui, che il papa gli abbia data stanza nel palazzo apostolico, e dice che vuol ringraziarne il Cardinal di Valenza, a cui ciò doveasi singolarmente; l’altra del 15 di marzo dell’anno stesso al detto cardinale, in cui, come avea promesso, g.i rende grazia dei vantaggi procurati al Sandeo.