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SECONDO 939

XXIII. Il frammento di Vespasiano fiorentino, poc’anzi recato, ci fa conoscere quanto versato fosse nel Diritto canonico questo celebre cardinale. Nè è perciò a stupire di ciò eh1 egli soggiunge, cioè ch’egli era di tanta autorità in Corte di Roma et per tutta la Chiesa di Dio, et appresso lo Pontefice et tutti i Cardinali y ette a suo giudizio o determinazioni che facessi non era ignuno non gli approvasse, come homo di grandissima autorità e. reverenda y come era di lui. Gli affari in cui egli fu continuamente involto, non gli permisero di lasciarci que’ monumenti del suo sapere che in più tranquillo stato di vita avrebbe potuto trasmetterci. L’Argelati nondimeno, dopo altri scrittori, ne rammenta alcune opere che diconsi esistere manoscritte nel collegio da lui fondato in Pavia. Ma, assai più che con esse, ei giovò alla Repubblica delle lettere colla munificenza da lui usata in favore de’ loro coltivatori. Il Beffa Negrini e gli altri scrittori moderni parlano del sopraddetto collegio da lui fondato, e della copiosa biblioteca ch’egli vi aggiunse, delle scuole da lui parimente aperte in Castiglione sua patria, delle altre magnifiche fabbriche da lui ivi innalzate, e del favore di cui soleva essere liberale verso de’ dotti. Pruova ancora più certa ne abbiamo nella lettera poc’anzi accennata , che gli scrisse Ciriaco: Tu, o ottimo padre, die’ egli (Nov. Fragm, p. 38), a guisa de’ più gran Principi, non solo hai cinto di mura in gran parte Castiglione tua patria, e I hai ornata di magnifici tempii, e di superbi palagi, ma Milano ancora e Pavia e Piacenza Imi