Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/307

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TERZO Cj4i) stima di Biondo, gli scrisse pregandolo a unirsi con lui per servirlo da cancelliere; il che si pruova dal P. degli Agostini (Scritt venez. t. 2, p- 04 con una lettera inedita dello stesso Barbaro. Parmi probabile ch’egli accettasse cotale invito; perciocchè non veggiamo eli’ ei passasse a Roma innanzi al pontificato di Eugenio IV, che cominciò nel marzo dell’anno seguente. Non sappiam parimente quando precisamente egli entrasse nell’impiego di segretario sotto questo pontefice. Ma ei certamente vi era fin dal 1434 perciocchè in quest’anno il veggiam inviato da Eugio IV insiem col vescovo di Recanati a’ Fiorentini e ai Veneziani per chieder soccorso nell’angustie in cui ritrovavasi. Lo stesso Biondo ci parla di questa doppia ambasciata da lui sostenuta (Hist. dec. 3, l.5, p. 479» ec.), e descrive come, navigando pel mar di Toscana, egli andava osservando e mostrando al vescovo suo collega i monumenti d’antichità che si vedean qua e là sparsi sul lido; narra il pericol che corse di cadere in mano a’ ni mici; e accenna il poco felice successo della sua negoziazione. All’occasione di questo viaggio a Venezia è probabile ch’egli stringesse o rinnovasse la grande amicizia ch’egli ebbe poi sempre co’ personaggi più illustri di quella Repubblica, come col suddetto Francesco e con Ermolao Barbaro, con Taddeo Querini, con Lodovico Foscarini e con altri (V. Agostini, l. cit t. 1, p. 76, 255; t. 2, p. 85, 317, ec.). Circa l’anno 1441 Biondo era di nuovo a Firenze, come è manifesto dall’elegia di Porcellio da noi pubblicata nel ragionar di