Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/32

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(74 unno sta genealogia non sia fondata che sulla testimonianza del nome, argomento troppo poco valevole a renderla abbastanza probabile. Il Facciolati afferma (Fasti Gymn. patav. pars 2, p. 127) che fin dal 1449) egli era professore di medicina nell1 università di Padova, e che vedesi annoverato in quell’anno tra’ promotori alla laurea. Io trovo memoria di Matteolo due anni prima in una lettera a lui scritta nel dicembre del 1447 (da Francesco Filelfo (l(6, ep. 30), in cui rispondendo all’accusa che Matteolo aveagli data di negligenza non so in qual cosa, coll’usato suo stil pungente il rimprovera come uomo sopra tutti negligentissimo , trattone in ciò che appartiene al guadagno nel che, dic’egli, tu siegui il costume de’ medici, cioè o di uccidere prontamente l’infermo, o di prolungarne a più mesi la guarigione. Ma ognun sa quanto convenga credere alla maldicenza di questo scrittore. In fatti con più stima ei ne parla in un’altra lettera scritta nel marzo del 1451 a Pier Tommasi, in cui così gli scrive: Docet Patavii Medicinam Matthaeus Perusinus vir egregie doctus idemque disertus (l. 9, ep. 4); 1o prega a farsi da lui rendere due libri di Ippocrate, che aveagli più anni addietro prestati. La stessa preghiera rinnova egli al Tommasi in altra lettera scritta nel maggio del 1453, e in essa parimente dice: Legitpracterea Patavii Medicinam Matthaeus Perusinus vir non philosophus solum sed et disertus (l. 11, ep. 21). In questo frattempo però, se crediamo all’Alidosi (Dott. forest. p. 53), passò Matteolo per un anno, cioè nell’anno 14^2, a leggere