Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/378

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1020 LIBRO gli disse , sul finire del giorno mi sembrava di avervi gravemente ingiuriato; ma tosto ne ho portata la pena, perciocchè ho vegliato tutta la notte, nè ho potuto mai aver pace, finchè non venissi a confessarvi sinceramente il mio fallo. Giannozzo rispose dolcemente a Leonardo , che non avea motivo di chiedere scusa a lui, il quale non solo lo amava, ma per l’ingegno e il sapere di cui era fornito, lo stimava assai, e sempre V avrebbe avuto in conto di padre; che perciò egli avea volentieri sofferta q udunque ingiuria, e che solo spiacevagli che Leonardo avesse avvilita la sua dignità, venendo alla casa if un uom privato, ciò cheprima non avea usato di fare.

XXIX. Grande è il numero delle opere da lui composte, e grande non meno la varietà delle materie da lui in esse trattate. Al genere storico appartengono i due libri delle cose ai suoi tempi avvenute, e la Storia fiorentina in dodici libri divisa, in cui dall’origine di Firenze ei viene scendendo fino all’anno 1404 Amendue furono da lui scritte in latino; ma la Storia di Firenze uscì dapprima tradotta in lingua italiana da Donato Acciaiuoli l’anno 1473 e l’originale latino non fu stampato che l’anno 1610 in Argentina. Di argomento storico parimente è l’operetta De origine urbis Mantuæ pubblicata dall’ab. Mehus Leon. Aret. Epist. t. 2, p. 217), e quelle De Romæ origine, e De nobilitate florentinæ Urbis, che sono inedite. Anche la storia antica fu da lui illustrata coi due libri della Guerra Cartaginese, i quali per altro son a un dipresso que’ di Polibio recati in «