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690 LIBRO (Scritt itaL t. 2, p. 811), il quale secondo scrittore ci ha dato ancora il catalogo delle molte opere mediche e anatomiche di Alessandro più volte stampate. Ne ragiona con molta lode ancora M. Portal (l. cit. p. 2.45, ec.) che commette qui alcuni falli, da lui poi emendati nelle correzioni alla sua opera (t. 6, part. 2, Suppl. p. 3).

X. Io non so qual funesto influsso, se così mi è lecito di ragionare, travagliasse in questo secolo i medici, sicchè molti di essi si vedesser finire di morte crudele, o immatura. Più altri ne annovera il sopraccitato Valeriano, e due fra essi che non si debbon passare sotto silenzio, perchè uno è stato sconosciuto finora agli storici dell’università di Padova, dell’altro non hanno segnato il vero tempo a cui visse. Il primo è Andrea Mongaio da Belluno (l. cit.), di cui racconta che dopo avere studiata diligentemente la medicina, veggendo le opere di Avicenna essere troppo guaste e scorrette, navigò per ciò solo fino a Damasco, e appresa ivi la lingua ebraica, e trovati alcuni antichi codici di quell’autore, gli venne fatto di ripulirne ed emendarne e insieme dichiararne le opere più felicemente che non erasi fatto in addietro; che tornato poscia in Italia, e mandato professore nell’università di Padova, pochi mesi appresso, essendo bensì vecchio, ma senza incomodo alcuno, morì improvvisamente. Il secondo è Giulio Doglioni parimente bellunese, e di esso narra che dopo avere insegnata la medicina nella stessa università , andò col console de’ Veneziani in Aleppo, e dopo due