Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/503

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TERZO II45 lettera dell’abate Agli otti in lode di esso , da lui citata come inedita, è poi stata data alla luce insieme colle altre di quel dotto monaco (Aliotti Epist. t. 1, p. 451) OLXXVL Nè picciola lode ottenne a’ suoi tempi in questo genere Secco Polentone, che dagli scrittori di que’ tempi dicesi comunemente Sico, o Xicus Polentonus, e a cui i Padovani aggiungono il cognome di Ricci. Ma quello di Polentone dovea essere il proprio della famiglia; perciocchè veggiamo nella Storia de’ Gatari tra le famiglie che intervenivano al gran Consiglio, nominata quella dei Polentoni (Script. rer. ital, vol. 17, p. 77). Giovanni Erardo Kappio pubblicò in Lipsia nel 1733 una dissertazione intorno a questo scrittore, che io non ho veduta. Ma l1 ab. Melius si duole (praef. ad Epist. Ambr. camald. p. 130) ch’ella sia piena d’errori. Questo scrittor medesimo ce ne ha date migliori notizie tratte dall’opera stessa di Secco, di cui ora diremo. Era egli stato scolaro del celebre Giovanni da Ravenna, mentre questi era professore in Padova. Fu cancelliere del Pubblico nella sua patria, e nel 1414 uno di que’ che intervennero alla scoperta delle credute ossa di Livio, e scrisse su ciò la lettera a Niccolò Niccoli, altrove da noi rammentata (t. 1, p. 277) (**). Stese in latino gli Statuti di (*) Forse è opera di questo stesso Domenico di Bandino d' Arezzo quella intitolala Ma gì siri Dominici de Aretio Rosari turi Artis Grammatica greca, che si conserva nella libreria Nani (Codd. MSS. Bibl. Nan. P »*7)(**) Alcune minute notizie iulomo a Secco Polentone,