Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/248

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LIBRO Nicalao Marchiani Estensi, ac Leonello ejus filio, quem Latinis ac Graecis literis erudivit, percarus ac perjucundus fuit Nè però a lui mancarono, come a tutti i più dotti uomini di questa età. invidiosi e rivali. Già abbiam veduto che Niccolò Niccoli da amico gli divenne nemico, e diè occasione a Guarino di scrivere contro a lui un’ amara invettiva. Francesco Filelfo, uomo nato a muovere e a sostener guerra contro di tutti, avendo udito che Guarino avea in qualche parte disapprovata una sua orazione detta nelle nozze di Beatrice d’Este con Tristano Sforza, scrisse controdi lui una pungente lettera a Lodovico Casella ministro del duca Borso, in cui fra le altre cose con poco lodevol jattanza dice (l. 12, ep. 63); Quid enim Guarinus novit, quod Philelphus ignoret? Con Poggio ancora egli ebbe qualche contesa; perciocchè avendo questi fatto un confronto tra Scipione il maggiore e Cesare, e avendo data al primo la preferenza, Guarino gli scrisse contro, sostenendo che maggior lode si dovesse a Cesare; e Poggio perciò gli fece un’ alquanto risentita risposta (V. ejus. Op. ed. Basil. 1538, p. 365). Ma questa discordia fu presto amichevolmente composta per mezzo di Francesco Barbaro, e amendue tornarono all’ antica amicizia. come raccogliesi da una lettera di Poggio allo stesso Guarino ib. p. 355; V. e tiara Quiriti. Dintr. ad Epist. Barb. p. 46). Finalmente egli ebbe a contendere con Giorgio da Tra bis onda, che avendo pubblicato in Venezia un Trattato di Bellori ca, nel quale parlava poco onorevolmente del