Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/338

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i55a muro «grillati severamente. Questa citazione de' nemici del Valla innanzi al re Alfonso è assai difficile a spiegare come potesse avvenire. Si può nondimeno‘congetturare che essendo Alfonso circa il 1445 unito col papa contro il co. Francesco Sforza, con cui nelle terre medesime della Chiesa fu lunga guerra, venuto il re in qualche occasione a Roma, o ne contorni di questa città, accadesse ivi ciò che il Valla racconta. Ove fuggisse il Valla', e come dopo essere stato qualche tempo in Napoli, passasse a Barcellona, l’abbiamo udito poc’anzi. Ma presto ei dovette tornare a Napoli. XXXIV. Il re Alfonso lo accolse con sommo onore, c lo ebbe sempre carissimo, e con suo diploma dichiarollo poeta, e uomo ornato di tutte le scienze (ib.). In Napoli aprì il Valla scuola pubblica d’eloquenza, della quale, se dobbiam credere a Poggio, egli valeasi più a sedurre che ad istruire i giovani suoi scolari. Il Valla, colle più forti espressioni che usar si possano, grida su ciò alla calunnia e all’impostura, e sfida Poggio a citare un sol testimonio de’ delitti onde lo accusa (ib. p. 348, ec.). E certo il testimonio di Poggio, scrittore oltre modo maledico e trasportato, non è bastevole a farci pruova di sorta alcuna. Il che pure vuol dirsi di altri delitti che questi rimproverò al V alla. Non gli mancarono pero ivi accusatori e nimici in buon numero; e la libertà sua nel parlare e nell’esporre le proprie opinioni, il condusse a qualche pericolo. Egli stesso lungamente racconta (ib. p. 356, ec.) le contese che convennegli sostenere, perchè avea asserito