Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/371

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TERZO 1585 soffriva per la perdita di sì celebre professore, e rammenta il concorso che da tutta l'Italia si faceva ad udirlo,aggiugnendo che dalla Grecia venivan molti o per conoscerlo di presenza, o per frequentarne la scuola; che i principi stessi ad essa mandavano i lor figliuoli; e che tutta la vicentina gioventù era allora rivolta agli studj, dimentica perciò de’ piaceri, e nemica de' vizj proprj di quella’ età. Somiglianti sono gli encomj con cui ne parla in una sua lettera Francesco Serpe gramatico vicentino di quei tempi, il quale ancor dice ch egli non solo istruiva con sommo impegno i giovani, ma molti ancora liberalmente manteneva a sue spese. Amendue poi ne lodano non solo il sapere, ma ancor l’innocenza e l’integrità de’costumi, per cui era vivo specchio di ogni bella virtù, e l’indole mansueta e piacevole, per cui non lasciossi mai trasportare a mordere o ad insultare i suoi avversarj: dote in ogni tempo pregevole assai, ma in questo secolo singolarmente in cui sì pochi furono i letterari di sì dolci maniere (*). (¥) Niuno degli scrittori che han parlato di Ognibenc da I.onigo, ha avvertito ch’ei fu per qualche tempo maestro di Federigo Gonzaga marchese di Mantova, del cui padre Lodovico era stato già condiscepolo sotto il celebre Vittorino da Feltre. Lo afferma lo stesso Ognibene nel dedicare al march Federigo medesimo il suo trattato De partibus odo Oralionis, stampato in Venezia nell’an 1473. Perciocchè dopo aver detto che il march Gianfrancesco avea chiamato a Mantova il suddetto Vittorino, e datigli ad allevare i suoi figli, Illum deinde, prosiegue, imitatus Genitor tuus optimus me dignum duxit condiscipulum suum, cui lantani