Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/406

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l()20 LIBRO sollecito e industrioso nell’animare i suoi scolari allo studio e nell’ eccitargli a una lodevole gara, altrettanto era impaziente delle puerili loro vivezze, e lasciavasi trasportare a qualunque eccesso contro coloro che gli eran di noja. Ebbe molti ingegnosi discepoli che furono poi celebri pel lor sapere; e godè della protezione di molti de’ più ragguardevoli cittadini, finchè giunto all’ età di 54 anni, sorpreso l an 1500 da mortal malattia, dopo aver fatto il testamento, che abbiamo alle stampe, e dopo aver dati più segni di cristiana pietà, opportuni a cancellare la taccia che non senza ragione gli si apponeva d’uomo di religione non troppa sicura, morì fra le lagrime de’ suoi discepoli che ne circondavano il letto, e fu sulle loro spalle portato, com’egli avea ordinato, alla chiesa di S. Salvadore. Pierio Valeriano assai diversamente racconta la morte del Codro, dicendo (De infelicit. Literat. p. 21, ec.) ch’ ei fu trucidato da’suoi nimici. Ma questo scrittore come non ben informato si mostra intorno alla patria del Codro chiamandolo ravegnano, così può aver facilmente errato intorno alla morte. E certo il Bianchini stato scolaro del medesimo Codro, e allor presente in Bologna, merita assai più fede. Ei fu uomo che a non ordinarie virtù congiunse vizj non ordinarj, come da ciò che si è detto, è chiaro abbastanza. Ma in ciò che appartiene a sapere e ad erudizione nelle lingue greca e latina, fu uno de’ più dotti della sua età, e ne son pruova non solo le testimonianze di molti che allor viveano, ma il