Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/34

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20 LIBRO dar pruove del lor sapere. Io non parlo degli altri pontefici che nel corso di questo secolo occuparon la cattedra di S. Pietro, perchè della maggior parte di essi dovrem fare distinta menzione nel capo seguente. C A P O II. j Favere e munificenza de' principi verso le lettere., I. Come ne’ fasti della romana letteratura il secolo d’ Augusto fu il secol de’ dotti che in lui i e nella corte di esso trovaron favore e ricompensa alle lor fatiche, così nella storia delle arti e delle letterature italiane il secol di Leon X è il secolo della lor gloria e del lor trionfo. Tutte le I storie e i monumenti tutti di quell'età son pieni delle lodi di questo pontefice, per ciò che appartiene al favorire e all’avvivare le belle arti;] c i dotti de’ nostri giorni, quando lor sembra I di non essere abbastanza premiati pel lor sapere,] 11011 hanno più dolce sfogo che il dolersi di non esser vissuti a quei’ tempi cotanto lieti. E vera-] mente 11011 vi ebbe forse sovrano che più oltre spingesse lo splendore e la magnificenza della sua corte riguardo a’ dotti. Ei però non fu solo e così gli altri pontefici, come la maggior parte dei’ principi che in questo secolo ebber dominio in Italia, benchè involti sovente in guerre difficili e pericolose, ebbero in onore e in pregio non men gli uomini eruditi, che i valorosi guerrieri. Egli è vero che il numero de’ principi italiani, e quindi de’ mecenati dell