Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/68

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54. LIBRO città, ne sono e ne saranno sempre una cliia. i issima pruova. Qual maraviglia perciò, che Roma al tempo di tanti splendidi mecenati fosse a guisa di un luminoso teatro, in cui quasi tutti i più grand uomini che vissero a questi tempi, venivano a far pompa del lor sapere, e che perfino dalle più lontane parti d’Europa accorressero alcuni tratti dalla non fallace speranza di ritrovarvi un giusto e onorevole guiderdone de lor sudori! Ma di Roma basti il detto fin qui; e passiamo ormai a vedere qual fosse il favore e la munificenza degli altri principi italiani nel favorire e nel promovere gli studi, j XIII. Gli Estensi e i Medici esigono a que■ sto luogo a ragione di essere preferiti a tutti,

e il comune consentimento degli scrittori di

que tempi ha loro assicurata un eterna e gloriosa memoria. Io non entrerò ad esaminare a quale di queste due sovrane famiglie sien più debitrici le scienze. Ma poichè a Leon X deesi in gran parte il fiorire che allora fece l'italiana letteratura, e gli esempii di lui furono a guisa di stimolo a gran duchi che gli vennero appresso, come que di Cosimo e di Lorenzo aveano stimolato lui a seguirne le tracce, perciò farem principio da Medici. Alessandro, ch’ebbe prima d’ogni altro il titol di duca, benchè da alcuni ci venga dipinto come principe istruito in ogni sorta di lettere, non lasciò però alcun; monumento che lo mostrasse benefico verso di esse, o perchè il breve tempo del suo governo non gliel permettesse, o perchè ad altre cose avesse rivolto Vanimo. Cosimo I fu quegli a cui Firenze e la Toscana dovette, non