Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/255

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SECONDO 855 alla citata edizion cominiana del Cortigiano, e a (quella delle Lettere di cui tra poco diremo. Quella è l’opera che gli ha ottenuta più chiara fama. Fin dal i5:8 egli l’avea finita, e inviatala al Bembo, perchè attentamente la rivedesse (Ca* stil Lett t. 1, p. 159). Nondimeno non venne a luce che nel 1528, e le moltissime edizioni che poscia se ne son fatte, pruovano abbastanza il plauso con cui fu ricevuta. Ei prende in quel libro a dar l idea d’un cortigiano, e ad insegnare il modo con cui dee vivere in corte, e rendersi utile e grato al suo principe. Le massime e le riflessioni che vi s’incontrano ad ogni passo l’erudizion con cui egli riveste ed adorna i precetti, e la facile e naturale eleganza di cui usa scrivendo, han fatto sempre rimirar questo libro come classico e originale j e benché egli si protesti di volere scriver lombardo più che toscano, tanto è lungi che le pure orecchie toscane ne sian rimaste offese, che anzi egli è stato annoverato tra gli scrittori che fan testo di lingua. Alcune men caute espressioni fuggite di penna all’ autore fecero registrar questo libro tra’ proibiti, e il co Cammillo Castiglione di lui figliuolo ottenne nel 1576() dalla Congregazione dell’Indice, che si emendasser que’ passi; e di questa correzione si è poi fatto uso nella sopraccitata edizion cominiana. Pregevoli ancora e per le notizie che se ne traggono, e per lo stile con cui sono distese, sono le Lettere del Castiglione, per opera di monsig Luigi Valenti, ora cardinale degnissimo di Santa Chiesa, date alla luce con erudite annotazioni dal eh. abate