Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/386

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986 LIBRO imnioriens, qiium grave ni admodum et periculosam aegritudinem homo alioqui octogenarius contraxerit. Hunc a Ut, et quasi educat vir p medi ves et Pontifici gratis si mus Raphael Urbinus... hic Fabium quasi praeceptorem et patrem colit, ac fovet; ad hunc omnia refert, hujus Consilio acquiescit (Op.p. 101). Quest’ uom singolare ebbe una fine troppo diversa da quella ch’ei meritava. Ne abbiamo il racconto presso l’ierio Valeriano, il quale dopo aver detto che questo non meno santo che dotto vecchio dopo tante fatiche non avea mai potuto uscire dalla sua povertà, e che sempre era vissuto dimenticato e negletto dai’ principi (il che però è esagerato non poco, come ci mostra il citato passo del Calcagnini), soggiugne che nel sacco di Roma preso anch’egli, e non potendo, uom poverissimo com’egli era, pagare l’enorme prezzo che per la sua liberazione gli veniva richiesto, trascinato fuori di Roma, fu costretto a morir di fame e di stento in uno spedale, in ciò solo felice, aggiugne il Valeriano, che pochi giorni innanzi per opera di Minizio Calvi n era stata pubblicata in Roma la traduzione d’Ippocrate (De Litterat. Infelic. l. 2, p. 81). Queste parole ci mostrano che la detta versione uscì in luce nel 1527, benchè comunemente non se ne citi che l’edizione del 1649. XXXVI. Un altro professore di medicina erasi accinto a far latine le Opere di Galeno, benchè poscia o non eseguisse il suo disegno, o le fatiche da lui in ciò fatte andasser perdute. Ei fu Francesco Vittorio o Vettori di patria bergamasco, di cui ci dà alcune ma non molto