Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/401

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SECONDO 100I liermogcnem, A risto idem, Diniego* Plafonis, ubi maxime disputatio est de his liberalibus studiis, atque opera Ciceronis addo: mox admovero Philosophiae. manum. si tempus est mi hi ante prandium concessum; a quo totum i litui pomeridianum partior in perlegendis Medicinae libris et autoribus, quos probatos habeo. Cum vero vacat gymnasium a publico munere profitendi ì itos dìes Poetis Graecis, tam tragediae quam comaediae, Aristophani Sophocli, Fairipidi afque Ilesiodo, Il omero, Pindaro, Lati ni sque operaia navo, sed confero Latinos cum Graecis, hosque lego a prandio; ante vero Oratores, quos scis (p.). Un sì continuo e sì serio studio in un giovane di circa 18 soli anni, e tante fatiche da lui in sì tenera età intraprese ci mostrano quanto vivo fosse e quanto avido di acquistar cognizioni l ingegno del Filalteo. Fino al 1535 si trattenne egli in Bologna, come da molte delle lettere di esso raccogliesi, e nell anno stesso prese ivi la laurea, e fu ascritto al collegio dei’ Dottori bolognesi; di che il Bembo con lui rallegrossi in una sua lettera che si legge tra quelle del Filalteo (p. 115), ove fra le altre lodi così ne dice: Cuinam in animum caderet, aut quis arbitraretur, te Enciclopediam, orbem illum ingenuarum et liberalium artium, tam brevi consecutum? o sublime in geni uni! ec. Nell' anno stesso par ch' ei fosse invitato ad andare a Roma col cardinal. Contarini, come accenna in una lettera a lui scritta Lazaro Buonamici (ib. p. 117); dalla quale ancora veggiamo che un altra volta avea il Filalteo, ina