Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/424

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1024 LIBRO Inoltre il coraggio che molti ebbero di scuotere il servil giogo dell’antichità, fece che non.si seguissero più così alla cieca, come crasi l’atto in addietro, Galeno ed altri medici antichi di minor conto; che si facessero noti al pubblico i loro errori, e che si cominciasse a conoscere non esser certo tutto ciò ch’erasi scritto più secoli prima. Quindi ancora ne venne il cominciare ad avere in disprezzo le arabiche speculazioni, e l’introdurre un più facile e più semplice metodo nello scrivere di medicina. « E nel dichiarar guerra alle arabiche sottigliezze deesi la lode a Firenze di essere stata la sede di un’ accademia istituita singolarmente affin di combatterle. Se ne fa menzione nell’Osservator fiorentino, stampato in Firenze nel 1776: Lo spirito stesso, si dice ivi (t. 1, par. 4, p. 29), parlando dell’accademia del dott Michelangiolo Targioni, che anima adesso (questa Società, ne promosse un altra simile circa il 1530. Era ella composta di quattro soli Medici, che solevano radunarsi nella bottega di uno Speziale presso alla Chiesa ora soppressa di S. Apollinare sulla piazza di Firenze, ed erano Lionardo Giacchi ni, Jacopo Mini, F A taiuigi (non pare che questi fosse il celebre Dionigi, il quale non fu medico) e Pier Francesco Paoli. Si dichiararon questi contro quella Setta di Medici chiamati Arabisti, i quali leggendo alterati nelle traduzioni provenienti dagli Arabi i testi d Ippocrate, di Galeno, e degli altri Greci maesti'i, depravavano con dottrine erronee la pratica de IF arte Esculapia. Anche da (questa Società sortì alla luce una Raccolta di Opuscoli