Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/109

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terzo 1261 diro di'pi fu ancora coronato poeta ai tempi di Giulio II, ma che ciò non ostante le poesie non n erano molto pregevoli (De Poet. suor, temp.). La coronazion del Grapaldi confermasi da Angelo Maria Edovari. da Erba, che nel suo Compendio storico ms. di Parma ci ha lasciato di lui questo elogio: Francesco Maria de Grapaldi Cittadino Patrizio Grammatico ed Umanista dottissimo, e di Lettere Greche c Latine eruditissimo, quale scrisse Latino in prosa due libri delle parti della casa, opera da altri non più innanzi scritta, et un libro dell esplicazione e dichiarazione de verbi Latini oscuri, certi scolii sopra la Commedia di Plauto, e sette salmi di Penitenza ad imitazione di Davide, e cantò in versi alcune selve della dedizione della patria a Santa Chiesa, et un libro di rime diverse vulgari molto elegante, e finalmente essendo in Roma Ambasciadore per la patria recitò in versi volgari tanta leggiadria e dolcezza improvviso un Sonetto innanzi a Papa Giulio II, che da lui meritò non solamente la corona laureola, ma di essere ancora insignito di cavaglieresca dignità. Nè solo gli antichi edificii di Roma, ma furono anche ricercate studiosamente le leggi e i costumi della Repubblica. Oltre quelli de’ quali si è già favellato, Francesco Patrizii trattò della milizia romana ne’ suoi Paralleli militari, opera assai erudita ed ingegnosa, se qui ancora, come in quasi tutte le altre, non si lasciasse l'autore travolgere dal genio di cose nuove. Libro più breve, ma all’ intelligenza della milizia romana più vantaggioso, è quello del P. Giannantonio