Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/50

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1202 LIBRO do’ libri da lui composti, che si posson vedere e spesso i sopraccennati scrittori e nell'Apparato del Possevino e nelle imprese del Ruscelli; ma ne darò solo u ni dea, secondo i diversi generi d’ erudizione ch egli abbracciò. Le antichità e la storia romana furono uno de’ primi oggetti dell indefesso suo studio. I Fasti consolari, benchè prima di lui dal Sigonio dati alla luce, da lui ancora furono pubblicati, e con note illustrati j diversi trattati scrisse de’ nomi de’ Romani, de giuochi circensi e de’ secolari, de’ trionfi, de’sacrifici e di tutto ciò che appartiene al culto delle favolose divinità, delle Sibille, e de lor versi, della romana Repubblica, degli imperatori! romani, i quali tutti si hanno alle stampe. Nè cotai trattati furono semplici compilazioni di passi di diversi scrittori, come altri avean fatto in addietro. Le antiche iscrizioni furono il principal fondamento a cui egli appoggiò ogni cosa. Aveane egli raccolto e diligentemente copiato un numero grandissimo, cioè di presso a tre mila, e il codice conservavasi ancora quindici anni dopo la morte del Panvinio presso il cardinal Savelli (Maffei, l. c. p.350, 354). Or molte di queste riferisce egli e rischiara nelle opere sopraccitate; e pensava di pubblicarne l intera raccolta: Magnum inscriptionum totius Orbis opus adorno, dic egli nel secondo libro de Fasti, quod quamprimum Deo auspice evulgabitur; in quo omnia singillatim inscriptionum loca accuratissime descripta sunt. Or, dove le altre opere inedite del Panvinio tultor si conservano in varie biblioteche. di questa raccolta più non si trova vestigio, e