Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/514

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1666 LIBRO veramente fatta in Torino, ma in Casale; e così veramente sospettò l’ Aretino medesimo in una petulantissima lettera da lui scritta agli 11 di marzo del 1543 al suddetto Fanzino, in cui, dolendosi del detto libro, parla con ugual villania e di lui e del Franco, e anche del Cardinal Ercole Gonzaga, in cui nome era il Fanzino governatore de Monferrato (Lett., l. c. p. 251, ec.) Rarissime sono le dette edizioni, e le due prime singolarmente. Della terza ci ha data la descrizione Apostolo Zeno (l. c.), e più diffusa ancora è quella che se ne ha nella Bibliotheque Françoise stampata in Amsterdam nel 1733 (t. 18, p. 137, ec.). Il titolo è il seguente: Delle Rime di M. Niccolò Franco contro Pietro Aretino, et de la Priapea del medesimo, terza edizione, ec. con grazia et privilegio Pasquillico 1548. Sono dapprima a fi 7 sonetti contro l’ Aretino, e un capitolo intitolato Il Testamento del Delicato: quindi siegue la Priapea che contiene circa altri 200 sonetti, molti de’ quali pure son contro lo stesso Aretino. Poche opere sono in luce, che disonorino l'umanità al pari di questa. Le più gros-, solane oscenità, la più libera maldicenza e il più ardito disprezzo de' principi, de' romani pontefici, de’ Padri del concilio di Trento, e di più altri gravissimi personaggi, sono le gemme di cui egli adorna questo suo infame lavoro. Ei mostra singolarmente il suo mal talento contro de principi, da' quali vedeva con alta invidia premiato liberalmente il mortal suo nimico Aretino, e se stesso dimenticato, e al fin dell’ opera indirizza ad essi una lettera che