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terzo 1683

dal cardinal Alessandro Farnese, e onorato de' governi di Orvieto e di Tivoli, fu sempre e nella lieta e nell'avversa fortuna indivisibil compagno del cardinale suddetto. Visse ancor qualche tempo alla corte d'Urbino, sede e ricovero allora de’ più rari ingegni d'Italia, finchè dal danno che dall'aria di Pesaro riceveva, costretto a partirne, tornossene nel 1559 a Roma, e ivi finì di vivere a' 18 di marzo del 1565 col dispiacere di non aver mai potuto tornare in grazia della Repubblica, e rivedere la patria. Il Canzonier del Cappello, per giudizio de' più saggi conoscitori, è uno de' più leggiadri, de' più nobili e de' più colti che a quel secolo uscissero in luce; e nelle rime gravi ugualmente che nelle amorose può esser proposto come uno de' migliori modelli all'imitazione degli studiosi. Di altro genere furono le sventure di Domenico Veniero; perciocchè egli dopo essersi formato alla scuola di Battista Egnazio, e dopo aver egli pure goduto a lungo dell’amicizia del Bembo, quando cominciava a raccogliere i più dolci frutti de’ suoi studi, e insieme a goder degli onori a cui la sua nascita e il suo senno il chiamavano nella Repubblica, nel 1549 secondo l abate Serassi, mentre ei non contava che trentadue anni di età, sorpreso da debolezza di nervi, e poscia da acuti dolori nelle gambe e ne’ piedi, fu costretto d allora in poi a starsi sempre rinchiuso nelle sue stanze, e per lo più immobile nel suo letto fino a’ 16 di febbraio del 1582, in cui diè fine a’ suoi giorni. In questo infelice stato non seppe il Veniero trovare più dolce