Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/608

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1760 LIBRO conciliano felicemente tra loro dal sig. Liruti. Perciocchè il secondo racconta che il Mauro, inseguendo un cervo alla caccia, caduto in una fossa, e ammaccatasegli una gamba, dovette essere trasportato al palazzo del Cardinal Cesarini, cui allora serviva, e che poco dopo sorpreso da acuta febbre morì. Il Cardinal Maffei, lasciando in disparte l’ accidente della caccia, racconta solo ch’ egli era morto per continua molestissima febbre. Le Rime di esso vanno comunemente aggiunte a quelle del Berni, e son degne di andar loro se non del paro, almen molto d’appresso, sì per la lor leggiadria, che per la soverchia lor libertà. Ei sapea nondimeno usare ancora di uno stile nobile e sollevato, e in qualche suo componimento ce ne dà bellissimi esempii. Dell edizioni di tali Rime e di altre opere del Mauro io lascerò che ognun vegga le più minute notizie presso i due soprallodati scrittori. XXYIT. L'esempio del Berni e del Mauro, e il plauso con cui furono accolte le lor Poesie, eccitò molti altri a seguir le loro pedate, e a sperar di riportarne un somigliante onore. Ma la poesia bernesca è tale, che sembrando a prima vista tessuta con uno stil domestico e famigliare, qual si userebbe in un privato ragionamento, si crede da molti adattata alle lor forze e a’ loro talenti; ma da ciò appunto ella rendesi più delle altre difficile; perciocchè ella è cosa da pochi il saper sollevare le cose ancor più volgari, e il sollevarle in modo che l'eleganza dello stile non sia punto ricercata, e sembrino anzi i pensieri e l'espressioni