Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/667

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TERZO 1819 Bugliuolo sul Ferrarese, alla quale, dopo la morte di Rinaldo Ariosti, tre diversi eredi aspiravano, Lodovico come il prossimo nell agnazione, i Minori conventuali per un certo loro F. Ercole, che diceasi figlio almen naturale di Rinaldo, e la ducal Camera, a cui pretendeansi devoluti que beni come feudali. Alfonsino Trotti fattor ducale fu il primo giudice in tal causa, e l’Ariosto di leggeri si persuase che la sentenza a lui contraria ch ei proferì, movesse dalla inimicizia che già era accesa tra essi, e di cui si veggon gl indicii in alcune poesie di Lodovico. Fu indi rimessa al celebre giureconsulto Lodovico Catti, il quale, dopo avere tergiversato, fece intender agli Ariosti che meglio sarebbe stato per essi il cedere alle loro ragioni, qualunque esse si fossero, come di fatto avvenne. A questo dispiacere un altro forse non minore si aggiunse, quando il duca Alfonso, con animo di premiar l’Ariosto, gli conferì nel 1522 l impiego di commissario nella Garfagnana, impiego onorevole ed utile, ma poco gradito al poeta che un più tranquillo soggiorno avrebbe bramato. Resse nondimeno quella provincia felicemente per tre anni, e in questo frattempo scusossi dall ambasciata al nuovo pontefice Clemente VII, che il duca gli avea fatta offerire. Tornato a Ferrara, attese principalmente a perfezionare le sue Commedie, e a comporne altre nuove, e a ritoccare il suo Furie 0^ la cui ultima edizione fatta nel 1532 era ar ena uscita alla luce, ch ei fu sorpreso dalla mortal malattia la quale in età di cinquantotto anni, a' 6 di giugno del 1533, il condusse al