Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/679

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f TERZO I83I ancora agli studi nell'università di Padova (Hist. Gymn. patav. t. 2, p. 56), il che, come non è improbabile, così non è neppure abbastanza provato. Mortagli la prima moglie Giovanna Tiene, per trovar sollievo al suo dolore, andossene a Roma, ove eletto frattanto pontefice Leon X, questi prese ad amar molto il Trissino, di cui conobbe i rari talenti, e lo impiegò in onorevoli ambasciate al re di Danimarca, all' imperadore Massimiliano e alla Repubblica di Venezia, le quali il fecero salire in molta stima presso que’ principi, a' quali fu inviato. Dopo la morte di Leone fece ritorno alla patria. Ma Clemente \ II, dopo il breve pontificato di Adriano VI, richiamollo a Roma, e di lui pure si valse in onorevoli commissioni e in ambasciate principalmente a Carlo V, e alla suddetta Repubblica, e volle ancora che in occasione della solenne sua incoronazione in Bologna, il Trissino gli sostenesse lo strascico. Compiuta quella solenne cerimonia, ei fece ritorno alla patria, sì per vivere tranquillamente colla seconda sua moglie Bianca Trissino, come per ultimare una lunga e fastidiosa lite ch’ egli ebbe a sostenere con alcuni Comuni da lui dipendenti. La Repubblica veneta e Vicenza sua patria gareggiaron tra loro nell’ onorarlo, e nel sollevarlo ad onorevoli impieghi (*). Ma altre moleste liti, O Ninno ha ancora avvertito che il Trissino avesse sorte alcuna di servitù, o di corrispondenza col duca di Ferrara Ercole II. Ma due lettere da lui scritte a questo principe, che si conservano in questo ducale archivio, ce ne fan fede. La prima è scritta da Vicenza a 9 di marzo del 1538, e in essa egli si scu>a di