Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/807

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TERZO 1 C)59 dello Speroni, e pel Pastor fido del Guarini. Un’altra non men calda contesa si sollevò dopo la metà del secolo intorno al poema di Dante. Un’ opera cominciata da Carlo Lenzoni, e finita poi da Pierfrancesco Giambullari in difesa della Lingua fiorentina e di Dante ne destò le prime scintille. Ma il fuoco si accese più caldo assai, quando il Varchi nel suo Ercolano, trasportato dalla sua ammirazione per Dante, ardì di antiporlo ad Omero. Questa proposizione parve ad alcuni ereticale bestemmia degna del fuoco. Videsi dunque correr per la mani degli eruditi un Discorso di M. Ridolfo Castravilla nel qual si mostra l imperfezione del Poema di Dante contro al Dialogo delle lingue del Varchi, il qual però non fu stampato che nel 1608. Altri ne crederono autore il Muzio, altri, e in maggior numero, Ortensio Landi. Ma il Zeno con assai forti ragioni dimostra (Note al Fontan. t. 1, p.) che nè all'uno nè all’altro si può attribuir quel Discorso, e ch’esso fu probabilmente opera di quel Belisario Bulgarini sanese, che entrò poscia a faccia scoperta in tal lite (a). Questo libro, benchè allora non per anche stampato, destò gran rumore, perchè parve che fosse ingiurioso a Dante. Ed ecco tosto un gran numero di eruditi italiani azzuffarsi (a) Il eh. abate Serassi, il quale con molta esattezza ha esposta tutta la serie di questa disputa nella sua Vita di Jacopo Mazzoni, crede più vcrisimiie (p. 10) che sotto nome del Castravilla si nascondesse veramente il Muzio.