Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/103

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TERZO 21)65 ietter. del Friuli, t. 2, p. i33, ec.), e dimostra ch’egli, dopo aver avuti a suoi maestri in Udine Fausto da Longino e in Padova Lazzaro Buonamici, e dopo essere per alcuni anni stato maestro de’ giovani della nobil famiglia Cornaro in Venezia, fu nel 1550 chiamato professore di belle lettere a Reggio, la qual città ebbe in quel secolo l’onore di udire da quella cattedra dottissimi uomini, come Sebastiano Corrado, Pietro Angelio da Barga , il Lovisini, Celio Rodigino, Giulio Cammillo e Petro Morino francese, come da un’orazion di quest’ultimo raccoglie il suddetto scrittore. Il Lovisini, dopo averla sostenuta per quattro anni, passò nel 1554 afia C0,tL’ di Parma a istruir nelle lettere il giovane principe Alessandro Farnese , con cui poscia in carattere di segretario viaggiò in Inghilterra e in Ispagna, e in questo secondo regno si trattenne più anni, e vi fece ammirare il suo ingegno e sapere. Tornato finalmente a Parma nel 1566, ivi tre anni appresso finì di vivere, e fu con molto onore seppellito nella chiesa cattedrale di quella città. Molti ne piansero co’ loro versi l’immatura morte, e molti lasciaron di lui onorevol memoria ne’ loro scritti, come ci mostrano le loro testimonianze dal sig. Liruti raccolte, alle quali si possono aggiungere quelle di Bartolommeo Ricci che ne parla con molta lode in alcune sue lettere (Op. t. 2, p. 35), di Giambattista Pigna che lo accompagnò con un suo epigramma al Siconio, mentre per andare a Reggio passava per Modena (Carm, p. 65) , e di Giulio soprannomato Ariosto, che ne inserì 1’elogio