Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/115

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TERZO 2077 Volle lo stesso Leone far pruova del non ordinario valore di questo ottimo giovane, e innanzi a molti cardinali si fece a disputare con lui di non so quali quistioni; ed egli sì francamente sostenne questo cimento, che destò maraviglia ne’ circostanti, e il Cardinal d’Aragona ne scrisse lettere di congratulazione al padre (id. Epist. L. 2, ep. (8). Avrebbe questi voluto che Marcantonio dopo un breve soggiorno tornasse a Imola, e di ciò avea già scritto al pontefice stesso (ib. ep. 2). Ma cambiò poscia pensiero, e determinossi a lasciargli ivi aperta la via alla fortuna (ib. l. 5, ep. 22). E di quel soggiorno si prevalse il giovin Flaminio per fare un viaggio a Napoli e conoscervi di presenza il celebre Sannazzaro (l. (6, ep. 1). L’anno seguente però, cioè nel 1515, invitato dal conte Baldassar Castiglione, partissi da Roma e andossene ad Urbino, ove il Castiglione sel raccolse in casa, e prese ad amarlo e a coltivarlo, rapito dal raro talento che in lui conobbe; e il padre con più sue lettere ne mostrò al Castiglione la più sincera riconoscenza (ib. ep. 5,6, 7, 8, 9, 13, 14, 15), e il figlio ancora , grato al suo splendido benefattore, ne cantò le lodi in una sua egloga da lui composta in un viaggio da Mantova a Urbino, e stampata nell’anno stesso a Fano, insieme con alcune altre sue poesie aggiunte a quelle di Michele Tarcagnotta e scritte con tale eleganza, che appena sembra possibile che un giovinetto di 17 anni potesse giugnere a tanto. Nella lettera ad Alessandro Mazzoli bolognese , premessa all’Egloga, Mitto ad te ,