Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/140

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3102 LIBRO quattordici anni rimasto privo quasi del tutto dell’uso delle mani e de’ piedi, ciò non ostante, aiutato dalla munificenza del cardinal Fulvio Corneo vescovo di Perugia , potè applicarsi agli studj, e fare grandi progressi nelle lingue greca e latina sotto la scorta singolarmente del famoso Mureto, alla cui scuola mandollo il cardinale in Roma. La cura del seminario in Perugia e la cattedra di belle lettere nella stessa città lo occuparono per molti anni, benchè nel 1590 agli altri suoi gravi incomodi si aggiugnesse quello di perdere interamente la vista. Ciò non ostante, tale era la fama del saper del Bonciario, che benchè cieco , fu invitato dall’università di Bologna, e dal Cardinal Federigo Borromeo gli fu proferto l’impiego di bibliotecario dell’Ambrosiana. Ma egli, allegando la sua cecità, non volle partir da Perugia, ed ivi chiuse i suoi giorni a’ 9 di gennaio del i6i(j. Era il Bonciario uomo di vasta erudizione e di molta facilità nello scrivere e nel dettare, come ben ci dimostra il gran numero delle opere in prosa e in verso da lui pubblicate, delle quali abbiamo il catalogo presso il detto scrittore. A questa facilità però e a questa erudizione non è ugual l’eleganza, checchè ne abbiano detto alcuni che lo hanno appellato l’Omero italiano. Alcune lettere se ne hanno ancora tra quelle del Baronio colle risposte a lui fatte da quel cardinale (Baron. Epist et Opusc. t. 1, p. 409 ec-j t 2> p 160, 213 , 224). Per la stessa ragione io accennerò solo il nome di Giovanni Giovenale d’Ancina, notaio di Fossano in Piemonte, prima professore di medicina in Piemonte, poi sacerdote ‘ V