Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/144

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/1 2 I 06 LIBRO ammirabile, quanto meno poteva egli in valersi delle espressioni degli antichi poeti, dcs scrive l’esecuzione del gran mistero dell’Incarnazione, poema perciò esaltato a gara con somme lodi da tutti i più dotti uomini di quel tempo, le testimonianze de’ quali si veggon raccolte innanzi alla bella edizion cominiana di questo poema e delle altre poesie latine del Sannazzaro. Del Vida dobbiam qui ragionare, e tanto più volentieri, quanto meno ne è stata finora rischiarata la vita, benchè pur molto ne abbiano scritto e gli storici dell’Ordine de’ Canonici regolari, e l’Arisi (Cremori, li ter. t. 2, p. 100, ec.), e gli editori delle Poesie del Vida della stampa di Oxford nel 1722, che vi hanno aggiunta una breve Vita di esso, pubblicata di nuovo da’ Volpi nella bella edizion Cominiana del 1731. Dicesi comunemente ch’ei nascesse nel 1470. E il primo a muovere dubbio è stato il signor abate Stefano Marcheselli (Orazioni in difesa del Vida, p. 111), che diverse ragioni di molta forza arreca a provare eli1 ei dovette nascere poco innanzi al 1490 Ad esse un’altra ancor più evidente parmi che possa aggiugnersi. Il Vida confessa che i due poemi del Giuoco degli scacchi e del Baco da seta furon da lui composti nella sua adolescenza (De Republ. dial 1, p. 47? ed. comin.). Or il primo di que’ poemi è da lui dedicato a Isabella Gonzaga marchesa di Mantova, e nel principio del libro secondo così parla di Federigo di lei figliuolo, che fu poi duca di Mantova: Aspice; jam quantas ostentet corpore vires Federicus puer, ut vultu decora alla parentum