Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/154

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31 16 LIBRO dalla lettera stessa e da più altre pruove raccogliesi), e non essendo posto loro in fronte il suo nome, non era poi cosa sì sconveniente che i Cremonesi tra i loro pregi annoverassero ancor quello di avere a lor cittadino il V ida. Ottennesi in fatti l’indugio di altri 15 giorni (V. Calogerà, Racc. t 22, p. 54) j e frattanto* sparse nel pubblico quelle orazioni, i Pavesi ne restarono altamente commossi, e si dolsero con don Ferrante che dal Vida fossero indegnamente insultati. Così ci mostra un’altra lettera originale del Vida a don Ferrante, scritta da Alba a’ 22 di luglio deli’ anno stesso , che si conserva nel sopraccitato archivio, e comincia: Miei Cittadini da Cremona mi fanno intendere , qualmente Pavesi, immaginandose , rii io sia l’autore di certe difensioni fatte da’ nostri in la causa della precedenzia, vengono a lamentarse a V. E., ec. Benchè il Vida in questa lettera non confessi apertamente di esser l’autore di quelle orazioni, nol nega però; e questo silenzio* congiunto colle prove poe1 anzi recate, le rende sempre più evidenti a). La lite rimase indecisa presso il! Senato, e quindi da don Ferrante fu imposto ad amendue le parti un rigoroso silenzio con suo decreto de’" 7 di agosto dell’anno stesso (ivi, p. 81). Il P. don Giampaolo Mazzucchelli, erudito scrittor (//) Alle orazioni <lrl Vida m (livore de’ Cremonesi rispose l’anno seguente i55i Giulio.Salerno pavese, piovane di sull venlisei anni. Ma queste orazioni non sono state ma» pubblicale (Cupsoni, Meni, di i’avia, t. a, Pnj. p. »3).