Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/177

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TERZO 2l3y Pellicerio ambasciadore del re di Francia, che di lui si valse per correggere i codici greci che pel suo sovrano faceva copiare, indi presso Antonio Pollino, che inviato dal re medesimo a Costantinopoli, seco colà il condusse nel 1542, la qual epoca si raccoglie da una lettera a lui scritta dall’Aretino (P. Aret. Lett. l. 2, p. 273). Il suo zelo per la nazione italiana, che il trasportò ad uccidere un Francese, il quale parlavane con disprezzo , il pose a pericolo della vita , e a gran pena potè camparla fuggendo, e tra mille rischi ritirossi a Genova , e di là a Milano presso il marchese del Vasto , da cui fu amorevolmente accolto, e onorato di una pensione di 38 e poi di 60 fiorini al mese. Il desiderio di riveder la patria e i suoi il condusse in Toscana; ma mal soddisfatto dello stato delle sue cose domestiche, tornava a Milano nel 1546, quando udì la morte del marchese suo protettore. L’invilo cbe ebbe in quel tempo dalla città di Reggio a tenere scuola di lingua greca collo stipendio annuo di circa 324 fiorini, fu opportuno a’ suoi bisogni. Tre anni vi si trattenne l’Angelio, e vi ottenne anche l’onore della cittadinanza. Passò indi a Pisa, ove per 17 anni fu professore di belle lettere, e poscia dell’Etica e della Politica d’Aristotele, collo stipendio prima di tre, poscia di quattro libbre d’oro. Nel 1575 fu chiamato a Roma dal Cardinal Ferdinando de’ Medici, che il volle in sua corte , e gli fu liberale di onori e di ricompense, fino a regalargli duemila fiorini d’oro per la dedica dall’Angelio a lui fatta delle sue Poesie. Passò gli ultimi anni della sua vita